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Vibe Coding vs Low-Code: quale approccio riduce veramente il backlog di sviluppo?

Artificial Intelligence - AI | Low-code
Vibe Coding vs Low-Code: quale approccio riduce veramente il backlog di sviluppo?

Negli ultimi anni l’AI generativa ha rivoluzionato il mondo dello sviluppo software, introducendo un nuovo approccio che sta rapidamente prendendo piede: il vibe coding.

 

Che cos’è il Vibe Coding 

Il vibe coding è un paradigma emergente, supportato dalle AI/LLM, in cui il programmatore esprime in linguaggio naturale (prompt) ciò che vuole ottenere, e l'intelligenza artificiale genera, modifica o spiega il codice in tempo reale. 

Il vibe coding sta diventando popolare per diversi motivi: 

  • Velocità nella scrittura del codice: compiti ripetitivi, boilerplate, test e refactoring sono prodotti in pochi secondi.
     
  • Facilità di sperimentazione: perfetto per prototipi rapidi, esplorazione di alternative e sperimentazione creativa. 
     
  • Bassa barriera di utilizzo per tecnici: ogni developer può iniziare subito, senza cambiare architettura o paradigma. 

 

Ma non è privo di limiti: 

  • Il debugging può essere complicato: se l’AI genera codice non corretto o inefficiente, serve competenza per interpretare e correggere.
      
  • Non sempre il codice è “production-grade”: l’output generato dall’AI va valutato, testato, rifinito.
     
  • Non c'è un builder visuale strutturato: tutto, o quasi, si costruisce via prompt e codice, il che può essere un ostacolo per chi non ama/non sa scrivere nemmeno un po’ di codice.
     
  • C’è il rischio di dipendenza dall’AI, che può nascondere la comprensione profonda del codice. 

 

Il confronto: quale approccio riduce meglio il backlog? 

Per capire quale approccio — vibe coding o low-code — riduce davvero il backlog, bisogna analizzare come ciascuno affronta le quattro categorie di backlog (feature, manutenzione, debito tecnico, richieste operative). 

 

Aspetto del Backlog

Low-Code 

Vibe Coding

Nuove feature /

miglioramenti

Molto efficace: grazie a modelli visivi, configuratori e il riuso di componenti si possono creare funzionalità rapidamente. 

Potenzialmente rapido: si possono generare UI e logica via prompt. Ma richiede supervisione da parte di un esperto e più iterazioni di prompt e debugging, il che può rallentare in assenza di disciplina. 

Manutenzione correttiva

(bug)

Debug visivo e generazione automatica aiutano a ridurre errori. La piattaforma impone regole di codice che ne garantiscono la qualità.

Il debugging può essere più complesso: l’AI può generare codice non perfetto, e se il developer non ha l’esperienza necessaria per capire il codice, la manutenzione può diventare un collo di bottiglia. 

Debito tecnico

Molto ben gestito: aggiornando la piattaforma, il codice può essere rigenerato. I moduli visuali permettono il riuso di componenti già validati.

Rischioso: se l’AI produce codice "sporco" o non allineato, potrebbe accumularsi debito tecnico. Senza pratiche di verifica o review da parte di developer senior, il debito può esplodere. 

Richieste operative /

integrazioni

Le piattaforme low-code facilitano le integrazioni con la modellazione delle API, oppure con componenti e connettori predefiniti.

Può essere flessibile: con i prompt giusti l’AI può generare codice per integrazioni, ma serve expertise per garantire che l’AI generi il codice giusto e soprattutto sicuro, adatto ai sistemi complessi aziendali.

 

Il Low-Code sembra avere un vantaggio strutturale nell’affrontare il backlog, specialmente per scenari operativi di impresa, perché offre componenti riutilizzabili, debug visivo e generazione automatica robusta. Il Low-Code è progettato per ridurre l’accumulo di backlog in modo sistematico

Il vibe coding, d’altro canto, è potente per la prototipazione, l’ideazione rapida e la creatività, ma può essere meno affidabile quando si tratta di ridurre backlog di lungo termine in contesti mission-critical, a meno che non vengano introdotte pratiche rigorose di testing, revisione e verifica.  
Nell’ultimo periodo, stanno emergendo sistemi IA di analisi automatica del codice, che comunque devono essere controllati e supervisionati. Si ricade così nello stesso problema: è un approccio che richiede esperienza e più iterazioni, allungando i tempi di attività del backlog

 

Il vero fattore differenziante: l’esperienza dello sviluppatore 

La differenza più profonda tra vibe coding e Low-Code è legata all’esperienza richiesta allo sviluppatore.

Nel vibe coding, infatti, l’AI amplifica le capacità del programmatore, ma non le sostituisce: per ottenere risultati affidabili servono competenze di debugging, conoscenza dei pattern architetturali e capacità di valutare criticamente il codice generato. L'AI accelera l’esecuzione, ma è lo sviluppatore a dover dare direzione, correggere gli errori e garantire qualità e sicurezza, rendendo questo approccio efficace solo se c’è una base tecnica solida.

Il Low-Code, invece, riduce intrinsecamente la complessità: i modelli visivi e i componenti precostruiti abbassano la barriera tecnica, permettono anche a sviluppatori junior o citizen developer di creare applicazioni affidabili e consentono a sviluppatori senior di concentrarsi sulle parti veramente complesse.

In altre parole, mentre il vibe coding amplifica ciò che il programmatore già sa fare, il Low-Code standardizza e struttura il processo, riducendo la dipendenza dall’esperienza individuale e offrendo un percorso più prevedibile per diminuire il backlog. 

 

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novembre 24, 2025 / WebRatio

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